Grani antichi: la riscoperta 

Negli ultimi anni si è assistito a un rinnovato interesse per diverse varietà locali di frumento duro e tenero note come ‘grani antichi’, diffusamente coltivati fino al primo quarto del secolo scorso (quando le varietà migliorate geneticamente attraverso selezioni e incroci presero il sopravvento).

La riscoperta dei grani antichi è accompagnata da un intenso dibattito sulle loro qualità nutrizionali e salutistiche in seno alla comunità agricola e a quella scientifica. Con ampia eco presso l’opinione pubblica e i consumAttori, sempre più attenti alla qualità e salubrità degli alimenti. Oltreché all’integrità delle filiere e al loro radicamento sui territori.

La domanda è aumentata in misura così significativa da stimolare in pochi anni un incremento esponenziale delle superfici coltivate. Secondo una stima del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania, solo in Sicilia le superfici coltivate a grani antichi sono quintuplicate negli ultimi 4 anni. Fino a raggiungere i  6.000 ettari circa, vale a dire il 2% della superficie totale seminata a frumento nella Magna Grecia.

Grani antichi, il rinascimento siciliano

In Sicilia – grazie al lavoro delle Università, degli enti di ricerca e di agricoltori ‘custodi’ – è stato conservato e recuperato il germoplasma di una cinquantina di popolazioni di frumento, duro e tenero, che rappresentano parte del patrimonio della biodiversità cerealicola disponibile fino alla metà del secolo scorso.

Articolo originale: https://simenza.it/grani-antichi-e-mulini-a-pietra-in-sicilia/