Un recente studio scientifico dimostra il ruolo prezioso delle colture di grani antichi nel mitigare l’impatto dell’agricoltura sul clima. Le varietà antiche di frumento coltivate con metodo biologico, addirittura, sequestrano più carbonio di quanto i loro cicli produttivi emettano in atmosfera. In gergo tecnico, ‘impronta di carbonio negativa’.

Cambiamento climatico e impronta di carbonio dei cicli produttivi

Il cambiamento climatico ha finalmente trovato spazio nel mainstream media, grazie alle pacifiche manifestazioni dei giovani europei. Dalle piazze ai sistemi economici e alle filiere produttive, progettare le doverose strategie di contenimento comporta l’adozione di strumenti adeguati di monitoraggio. Per misurare le emissioni nell’atmosfera di gas serra e l’efficacia degli interventi.

L’impronta di carbonio, c.d. carbon footprint, è una misura che esprime in termini di ‘CO2 equivalente’ il totale delle emissioni di gas a effetto serra associate direttamente o indirettamente a un prodotto, un’organizzazione o un servizio.

Grani antichi e cambiamento climatico

 

 

Lo studio ‘Contribution of old wheat varieties to climate change mitigation under contrasting managements and rainfed Mediterranean conditions’, pubblicato sulla rivista scientifica ‘Journal of Cleaner Production’, rileva che proprio le varietà di grani antichi rappresentano un promettente rimedio per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. (6)

I ricercatori spagnoli hanno messo confronto, nel corso di un triennio, colture convenzionali e biologiche di grani antichi e moderni nelle condizioni pedoclimatiche tipiche dell’area mediterranea. I risultati mostrano come l’impronta di carbonio rilasciata dalle vecchie varietà di frumento sia significativamente inferiore rispetto a quelle moderne.

Il carbon footprint dei grani antichi, rispetto a quello moderno, è pari a 144 g anziché 263 g di CO2 per kg di granella prodotta in regime di agricoltura convenzionale. L’impronta carbonica è addirittura negativa, -43 g, nel caso di coltivazioni bio (a raffronto coi pur apprezzabili 29 g dei grani moderni biologici). Vale a dire che – grazie ai ridotti input energetici e ai propri residui organici – i grani antichi coltivati in regime di agricoltura biologica catturano nel suolo più anidride carbonica di quella necessaria al loro intero ciclo di produzione.

Fonte originale: https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/grani-antichi-e-lotta-al-cambiamento-climatico-studio-scientifico