Già prima del Covid, ho iniziato a soffermarmi su alcuni aspetti contraddittori dell’epoca attuale.

In questi anni abbiamo visto:

  • startup innovative crescere in modo fulmineo ed esponenziale, altre invece sono fallite in pochissimo tempo;

  • grandi aziende spendere enormi cifre per migliorare le propria reputazione mediatica, sebbene non siano generalmente altrettanto disponibili ad investimenti per una migliore qualità del posto di lavoro;

  • crescere l’ossessione di tutte le attività, online e offline, per la percezione dei propri servizi o prodotti, che deve essere sempre altissima, anche se all’atto pratico la sostanza è un’altra: i servizi che premiano il cliente, spesso danneggiano i lavoratori (l’esempio dei rider è perfetto, direi), così come la qualità della materia prima è secondaria rispetto ai margini di profitto.

A pagare le spese di tutto questo non sono solo i consumatori, che definirei “vittime colpevoli”. Chi maggiormente è colpito da queste politiche di prezzo e di prodotto sono i primi anelli delle varie filiere, quelli più vulnerabili.

La “vittima colpevole” subisce le conseguenze del consumismo, ma al contempo ne è la concausa e la benzina, per ignoranza, pigrizia, disinteresse e risparmio.

Ormai siamo attirati solo più da tutto ciò che ruota intorno al digitale e alla tecnologia, che consideriamo le uniche chance per cambiare le nostre vite, con la speranza che ci facciano ricavare soldi facili o vaghi vantaggi in un futuro non ben precisato, magari per liberarci dalla tirannia del “potere forte” (vedi il boom delle valute digitali, per esempio, di cui tutti parlano, ma che in effetti pochi conoscono).

La vita si è spostata sui social, dove la parola d’ordine è APPARIRE: dobbiamo sembrare sempre belli, alla moda, intelligenti, griffati.

Poi, nella vita vera, compriamo tutto a rate, mangiamo cibo scadente preconfezionato, ci abbuffiamo nei ristoranti All you can eat e non sappiamo neanche più che sapore o che profumo abbia il pane, quello vero.

Anche quando andiamo a fare la spesa, le nostre scelte sono guidate perlopiù da fattori sbagliati (packaging accattivante, prodotti ben reclamizzati, prezzo basso) e mettiamo nel carrello i prodotti peggiori, che danneggiano la nostra salute, il nostro ambiente, l’economia dei piccoli produttori.

Alla luce di questa analisi, forse un po’ scontata, era doveroso da parte mia approfondire l’argomento per sviluppare un progetto ad hoc, che mi permettesse di divulgare il mio pensiero: i migliori prodotti sul mercato, realizzati con materie prime eccellenti, venduti al giusto prezzo, portano enormi benefici a tutti.

Di cosa abbiamo realmente bisogno per vivere in salute (e preservare il nostro Pianeta)?

Per parlare di alimenti sani è necessario partire dai campi, dal territorio, dall’Italia.

Una filiera in particolare necessita, secondo me, di un intervento tempestivo e radicale. Un prodotto specifico è alla base dell’alimentazione mondiale ed esso va migliorato, con ricerche mirate, studi scientifici e grazie all’esperienza dei veri esperti di settore: gli agricoltori.

Mi sto riferendo al grano e all’intera filiera cerealicola.

La situazione è grave. Il mercato italiano è in difficoltà, a causa delle ingenti importazioni di derrate estere, a bassissimo costo, ma di pessima qualità, coltivate in modo intensivo e con l’uso di glifosato.

L’importazione è necessaria, a quanto pare, non solo perché le produzioni nazionali non bastano a soddisfare la domanda, ma anche perché i nostri cereali hanno spesso caratteristiche organolettiche non adatte alle lavorazioni industriali, in cui il focus sono forza ed elasticità della farina, invece che gusto e valore nutrizionale.

E purtroppo non è finita qua. Con l’apporto di circa il 40% di farine estere di dubbia qualità, si produce ed esporta in tutto il mondo il rinomato Made in Italy, in primis la pasta, il cui consumo è in costante aumento. Ma a guadagnarci sono solo le grandi aziende, che continuano a incrementare il proprio giro d’affari.

Gli agricoltori sono vincolati strettamente sui semi da coltivare, venduti praticamente in abbinamento con pesticidi e concimi chimici dalle stesse industrie sementiere, interessate unicamente a raggiungere una resa elevata.

I contadini sono, quindi, costretti a degradare e impoverire gli stessi terreni da cui dipendono per produrre cereali di scarsa qualità e, nonostante questo, non hanno praticamente alcun guadagno. Con le speculazioni borsistiche di cui queste derrate sono oggetto, il valore del grano e della farina è instabile, spesso al di sotto dei costi. Pertanto, il primo anello della filiera cerealicola italiana è assai debole.

Ho potuto constatare personalmente che anche gli anelli successivi vivono gli stessi problemi.

Le aziende artigianali di trasformazione, come i pastifici e i panifici, dipendono completamente dai dettami della GDO, nota per le spietate politiche di prezzo. In alcuni casi, le piccole realtà produttive non raggiungono neppure il break even point e continuano a lavorare in perdita pur di non chiudere, con la speranza che prima o poi qualcosa cambi.

Ma, come si suol dire, c’è una luce in fondo al tunnel.

Per chi si vuole concentrare su sapore, aromi, qualità di ciò che portiamo in tavola, salute, rispetto della natura, prevenzione, equità, sostenibilità, beh, esiste un sistema lungimirante in grado di restituire dignità a chi produce e a chi consuma.

Non si tratta di innovazioni tecnologiche, ma al contrario della riscoperta di varietà di frumento storiche, coltivate con un attento e sano utilizzo della terra, in grado di portare un beneficio tangibile al nostro corpo, alla nostra salute, alla nostra economia e al nostro Pianeta.

Insieme ad un gruppo di pionieri e professionisti del settore che da decenni studiano, sperimentano e divulgano le opportunità del nostro territorio, a piccoli passi vogliamo implementare e dare visibilità alla filiera dei grani antichi italiani, che si prestano benissimo ad un tipo di coltivazione sostenibile.

La conoscenza e l’esperienza dei nostri partners è immensa e di estremo valore; non possiamo permettere che vengano dimenticate varietà, metodi o usanze del passato, che devono essere tramandate e combinate agli studi scientifici e alle migliorie tecnologiche per permettere la rinascita di un Made in Italy fatto di eccellenze vere, che hanno reso famosi noi italiani nel mondo.

Ecco perchè abbiamo costituito Grano Antico S.r.l. Società Agricola Benefit e Fragrante S.r.l., con l’obiettivo di creare opportunità, vantaggi e benefici per tutte le persone coinvolte e per il consumatore, consapevole e soddisfatto.